ch'empier te ne puo' poi 'l petto e 'l seno.
In quanto a me, per quanto io so, la lodo;
ma vorrei ben ch'e' s'usassi una legge:
chi piú la merta non andassi in frodo.
Ogni uom, ch'è dato in cura al pover gregge,
addottorar vorries' in la prigione,
perché sapria ben poi come si regge.
Faria le cose come le persone,
e non s'uscirai mai del seminato,
né si vedria sí gran confusione.
In questo tempo ch'io ci sono stato,
io ci ho veduti frati, preti e gente,
e starci men chi piú l'ha meritato.
Se tu sapessi il gran duol che si sente,
se 'nanzi a te se ne va un di loro!
Quasi che d'esser nato l'uom si pente.
Non vo' dir piú: son diventato d'oro,
qual non si spende cosí facilmente,
né se ne faria troppo buon lavoro.
E' m'è venuto un'altra cosa a mente,
ch'io non t'ho detto, Luca: ov'io lo scrissi,
fu in su'n un libro d'un nostro parente,
che in sulle margin per lo lungo missi
questo gran duol che m'ha le membra istorte,
e che il savor non correva, ti dissi;
che a far un O bisognava tre volte
'ntigner lo stecco; che altro duol non stimo
sia nello Inferno fra l'anime avolte.
Or poi che attorto qui no sono 'l primo,
di questo taccio; e torno alla prigione,
dove il cervel e 'l cuor pel duol mi limo.
Io piú la lodo che l'altre persone;
e volendo far dotto un che non sa,
sanza essa non si può far cose buone.
Oh fusse, come io lessi poco fa,
un che dicessi come alla Piscina:
- Piglia i tua panni, Benvenuto, e va'! -
canteria 'l Credo e la Salveregina,
il Paternostro, e poi daria la mancia
a ciechi, pover, zoppi ogni mattina.
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