VII. In questo tempo, che io messi a fare questo ditto rovescio, il Cardinale m'aveva scritto dicendomi che io mi mettessi in ordine, perché il Re m'aveva domandato: e che alle prime lettere sue s'arebbe l'ordine di tutto quello che lui m'aveva promesso. Io feci incassare il mio bacino e 'l mio boccale bene acconcio; e l'avevo di già mostro al Duca. Faceva le faccende del Cardinale un gentiluomo ferrarese, il qual si chiamava per nome messer Alberto Bendedio. Questo uomo era stato in casa dodici anni sanza uscirne mai, causa d'una sua infirmità. Un giorno con grandissima prestezza mandò per me, dicendomi che io dovessi montare in poste subito per andare a trovare il Re, il quale con grand'istanzia m'aveva domandato, pensando che io fussi in Francia. Il Cardinale per iscusa sua aveva detto che io ero restato a una sua badia in Lione, un poco ammalato, ma che farebbe che io sarei presto da Sua Maestà; però faceva questa diligenza che io corressi in poste. Questo messer Alberto era grande uomo da bene, ma era superbo, e per la malattia superbo insopportabile; e sí come io dico, mi disse che io mi mettessi in ordine presto, per correre in poste. Al quale io dissi che l'arte mia non si faceva in poste, e che se io vi avevo da 'ndare, volevo andarvi a piacevol giornate e menar meco Ascanio e Pagolo, mia lavoranti, i quali avevo levati di Roma; e di piú volevo un servitore con esso noi a cavallo, per mio servizio, e tanti danari che bastassino a condurmivi. Questo vecchio infermo con superbissime parole mi rispose, che in quel modo che io dicevo, e non altrimenti, andavano i figliuoli del Duca.
| |
Cardinale Duca Cardinale Alberto Bendedio Francia Cardinale Lione Sua Maestà Alberto Ascanio Pagolo Roma Duca
|