Questo si fu un gran gentiluomo virtuoso, che andò a Roma per alcune sue faccende e segretamente gli fu mostro questo vaso antico; il quale per vigore d'una gran quantità di scudi corroppe quello che l'aveva, e seco ne lo portò in queste nostre parti; ma lo tien ben segreto, che 'l Duca non lo sappia; perché arebbe paura di perderlo a ogni modo -. Questo messer Alfonso, in mentre che diceva queste sue lunghe novellate, egli non si guardava da me, che ero alla presenza, perché non mi conosceva. Intanto, comparso questo benedetto modello di terra, iscoperto con una tanta boriosità, ciurma e sicumera, che veduto che io l'ebbi, voltomi a messer Alberto, dissi: - Pur beato che io l'ho veduto! - Messer Alfonso adirato, con qualche parola ingiuriosa, disse: - O chi se' tu, che non sai quel che tu di'? - A questo io dissi: - Ora ascoltatemi, e poi vedrete chi di noi saprà meglio quello che e' si dice -. Voltomi a messer Alberto, persona molto grave e ingegnosa, dissi: - Questo è un boccaletto d'argento di tanto peso, il quale io lo feci innel tal tempo a quel ciurmadore di maestro Iacopo cerusico da Carpi, il quale venne a Roma e vi stette sei mesi; e con una sua unzione imbrattò di molte decine di signori e poveri gentiluomini, da i quali lui trasse di molte migliara di ducati. In quel tempo io gli feci questo vaso e un altro diverso da questo; e lui me lo pagò, l'uno e l'altro, molto male, e ora sono in Roma tutti quelli sventurati che gli unse, storpiati e malcondotti. A me è gloria grandissima che l'opere mie sieno di tanto nome appresso a voi altri Signori ricchi; ma io vi dico bene, che da quei tanti anni in qua io ho atteso quanto io ho potuto a 'mparare; di modo che io mi penso, che quel vaso ch'io porto in Francia, sia altrimenti degno del Cardinale e del Re, che non fu quello di quel vostro mediconzolo -. Ditte che io ebbi queste mie parole, quel messer Alfonso pareva proprio che si struggessi di desiderio di vedere quel bacino e boccale, il quale io continuamente gli negavo.
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