Facemmo il viaggio per il Monsanese, non toccando la città di Milano per il sospetto sopraditto; in modo che sani e salvi arrivammo a Lione. Insieme con Pagolo e Ascanio e un servitore, eramo in quattro con quattro cavalcature assai buone. Giunti a Lione ci fermammo parecchi giorni per aspettare il mulattiere, il quale aveva quel bacino e boccale d'argento insieme con le altre nostre bagaglie: fummo alloggiati in una badia, che era del Cardinale. Giunto che fu il mulattiere, mettemmo tutte le nostre cose in una carretta e l'avviammo alla volta di Parigi: cosí noi andammo in verso Parigi, e avemmo per la strada qualche disturbo, ma non fu molto notabile. Trovammo la corte del Re a Fontana Beleò: facemmoci vedere al Cardinale, il quale subito ci fece consegnare alloggiamenti, e per quella sera stemmo bene. L'altra giornata comparse la carretta; e preso le nostre cose, intesolo il Cardinale, lo disse al Re, il quale subito mi volse vedere. Andai da Sua Maestà con il ditto bacino e boccale, e giunto alla presenza sua, gli baciai il ginocchio e lui gratissimamente mi raccolse. Intanto che io ringraziavo Sua Maestà dell'avermi libero del carcere, dicendo che gli era ubrigato, ogni principe buono e unico al mondo, come era Sua Maestà, a liberare uomini buoni a qualcosa, e maggiormente innocenti come ero io; che quei benifizii eran prima iscritti in su' libri de Dio, che ogni altro che far si potessi al mondo; questo buon Re mi stette a 'scoltare finché io dissi, con tanta gratitudine e con qualche parola, sola degna di lui.
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