Passossi la notte sanza mai dormire: a me pareva mill'anni che si facessi giorno, per seguitare la resoluzione che di me fatto avevo. Venuto l'alba del giorno, dato ordine ai cavagli e io prestamente messomi in ordine, donai a quei dua giovani tutto quello che io avevo portato meco, e di piú cinquanta ducati d'oro: e altre tanta ne salvai per me, di piú quel diamante che mi aveva donato il Duca; solo due camicie ne portavo e certi non troppi boni panni da cavalcare, che io avevo addosso. Non potevo ispiccarmi dalli dua giovani, che se ne volevano venire con esso meco a ogni modo; per la qual cosa io molto gli svili' dicendo loro: - Uno è di prima barba e l'altro a mano a mano comincia a 'verla, e avete da me imparato tanto di questa povera virtú che io v'ho potuto insegnare, che voi siete oggi i primi giovani di Italia; e non vi vergognate che non vi basti l'animo a uscire del carruccio del babbo, qual sempre vi porti? Questa è pure una vil cosa! O se vi lasciassi andare sanza danari, che diresti voi? Ora levatevimi d'inanzi, che Dio vi benedica mille volte: a Dio -. Volsi il cavallo, e lascia' li piangendo. Presi la strada bellissima per un bosco, per discostarmi quella giornata quaranta miglia il manco, in luogo piú incognito che pensar potevo. E di già m'ero discostato incirca a dua miglia; e in quel poco viaggio io m'ero risoluto di non mai piú praticare in parte dove io fussi conosciuto, né mai piú volevo lavorare altra opera, che un Cristo grande di tre braccia, appressandomi piú che potevo a quella infinita bellezza che dallui stesso m'era stata mostra.
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