In questo conparse el Re a Parigi: io l'andai a visitare; e subito che Sua Maestà mi vedde, lietamente mi chiamò e mi domandava se alla mia magione era qualcosa da mostrargli di bello, perché verrebbe insin quivi. Al quale io contai tutto quel che io avevo fatto. Subito gli venne voluntà grandissima di venire; e di poi il suo desinare, dette ordine con madama de Tampes, col cardinal di Loreno, e certi altri di quei signori, qual fu il re di Navarra, cognato del re Francesco, e la Regina, sorella del ditto re Francesco; venne il Dalfino e la Dalfina; tanto si è, che quel dí venne tutta la nobiltà della Corte. Io m'ero avviato a casa, e m'ero misso a lavorare. Quando il Re comparse alla porta del mio castello, sentendo picchiare a parecchi martella, comandò a ugniuno che stessi cheto: in casa mia ogniuno era innopera; di modo che io mi trovai sopraggiunto dal Re, che io non lo aspettavo. Entrò nel mio salone: e 'l primo che vedde, vedde me con una gran piastra d'argento in mano, qual serviva per il corpo del Giove: un altro faceva la testa, un altro le gambe, in modo che il romore era grandissimo. In mentre che io lavoravo, avendo un mio ragazzetto franzese intorno, il quale m'aveva fatto non so che poco di dispiacere, per la qual cosa io gli avevo menato un calcio, e per mia buona sorte, entrato col piè nella inforcatura delle gambe, l'avevo spinto innanzi piú di quattro braccia, di modo che all'entrare del Re questo putto s'attenne addosso al Re: il perché il Re grandemente se ne rise, e io restai molto smarrito.
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