Pagina (351/536)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Per tanto, faccendo fare di queste cotale grande opere, io vorrei sapere quando io l'avessi avere -. A questo rispose il Re dicendo che chi cercassi cosí sottilmente la fine dell'opere, non ne comincerebbe mai nessuna; e lo disse in un certo modo, mostrando che quelle cotali opere non fussino materia da uomini di poco animo. Allora io dissi: - Tutti e' principi che danno animo ai servitori loro, in quel modo che fa e che dice Sua Maestà, tutte le grande imprese si vengono a facificare; e poi che Dio m'ha dato un cosí maraviglioso padrone, io spero di dargli finite di molte grande e meravigliose opere. - E io lo credo - disse il Re; e levossi da tavola. Chiamommi nella sua camera e mi domandò quanto oro bisognava per quella saliera: - Mille scudi, - dissi io. Subito il Re chiamò un suo tesauriere, che si domandava Monsignor lo risconte di Orbeche, e gli domandò che allora allora mi provvedessi mille scudi vecchi di buon peso, d'oro. Partitici da Sua Maestà, mandai a chiamare quelli dua notati che m'avevan fatto dare l'argento per il Giove e molte altre cose, e passato la Sena, presi una piccolissima sportellina che m'aveva donato una mia sorella cugina, monaca, innel passare per Firenze, e per mia buona aúria tolsi quella sportellina, e none un sacchetto: e pensando di spedire tal faccenda di giorno, perché ancora era buon'otta, e non volendo isviare i lavoranti; e manco non mi curai di menare servitore meco. Giunsi a casa il tesauriere, il quale di già aveva innanzi li danari, e gli sceglieva sí come gli aveva detto il Re. Per quanto a me parve vedere, quel ladrone tesauriere f


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Sua Maestà Dio Monsignor Orbeche Sua Maestà Giove Sena Firenze