Io volsi fare mercato, dando quest'opera sopra di loro: e sopra la domanda che quei m'avevan fatta, promessi loro parecchi scudi di piú. Messon mano a tale impresa; e veduto io che loro non pigliavono la buona via, prestamente cominciai una testa di Iulio Cesare, col suo petto, armata, grande molto piú del naturale, qual ritraevo da un modello piccolo che io m'avevo portato di Roma, ritratto da una testa maravigliosissima antica. Ancora messi mano in un'altra testa della medesima grandezza, quale io ritraevo da una bellissima fanciulla, che per mio diletto carnale a presso a me tenevo. A questa posi nome Fontana Beliò, che era quel sito che aveva eletto il Re per sua propria dilettazione. Fatto la fornacetta bellissima per fondere il bronzo, e messo in ordine e cotto le nostre forme, quegli el Giove e io le mia dua teste, dissi a loro: - Io non credo che il vostro Giove venga, perché voi non gli avete dati tanti spiriti da basso, che el vento possa girare; però voi perdete il tempo -. Questi dissono a me, che quando la loro opera non fossi venuta, mi renderebbono tutti li dinari che io avevo dati loro a buon conto, e mi rifarebbono tutta la perduta ispesa; ma che io guardassi bene, che quelle mie belle teste, che io volevo gittare al mio modo della Italia, mai non mi verrebbono. A questa disputa fu presente quei tesaurieri e altri gentiluomini, che per commession del Re mi venivano a vedere; e tutto quello che si diceva e faceva, ogni cosa riferivano al Re. Feciono questi dua vecchioni, che volevan gittare il Giove, soprastare alquanto il dare ordine del getto; perché dicevano che arebbon voluto acconciare quelle dua forme delle mie teste; perché quel modo che io facevo, non era possibile che le venissimo, ed era gran peccato a perder cosí bell'opere.
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