Il ditto tesauriere aspettò che io mi partissi dalla presenza del Cardinale; di poi mi disse: - Benvenuto, venite meco, che io vi darò da bere un bicchier di buon vino - al quale io dissi, non sapendo quel che lui si volessi dire: - Di grazia, Monsignore tesauriere, fatemi donare un sol bicchier di vino e un boccon di pane, perché veramente io mi vengo manco, perché sono stato da questa mattina a buon'otta insino a quest'ora, che voi vedete, digiuno, alla porta di madama di Tampes, per donargli quel bel vasetto d'argento dorato, e tutto gli ho fatto intendere, e lei, per istraziarmi sempre, m'ha fatto dire che io aspettassi. Ora m'era sopraggiunto la fame, e mi sentivo mancare; e, sí come Idio ha voluto, ho donato la roba e le fatiche mie a chi molto meglio le meritava, e non vi chieggo altro che un poco da bere, che per essere alquanto troppo colleroso, mi offende il digiuno di sorte che mi faria cader in terra isvenuto -. Tanto quanto io penai a dire queste parole, era comparso di mirabil vino e altre piacevolezze di far colezione, tanto che io mi recreai molto bene: e riaúto gli spiriti vitali, m'era uscita la stizza. Il buon tesauriere mi porse cento scudi d'oro; ai quali io feci resistenza, di non gli volere in modo nissuno. Andollo a riferire al Cardinale; il quale, dettogli una gran villania, gli comandò che me gli facessi pigliar per forza, e che non gli andassi piú inanzi altrimenti. Il tesauriere venne a me crucciato, dicendo che mai piú era stato gridato per l'addietro dal Cardinale; e volendomegli dare, io che feci un poco di resistenza, molto crucciato mi disse che me gli farebbe pigliar per forza.
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