Ancora altra volta accomodai messer Luigi Alamanni con i figliuoli per qualche mese; pure mi dette grazia Idio che io potetti far qualche piacere, ancora io, agli uomini e grandi e virtuosi. Con il sopraditto messer Guido godemmo l'amicizia tanti anni, quanto io là soprastetti, gloriandoci spesso insieme che noi imparavamo qualche virtú alle spese di quello cosí grande e maraviglioso principe, ogniun di noi innella sua professione. Io posso dire veramente che quello che io sia, e quanto di buono e bello io m'abbia operato, tutto è stato per causa di quel maraviglioso Re: però rappicco il filo a ragionare di lui e delle mie grande opere fattegli.
XXV. Avevo in questo mio castello un giuoco di palla da giucare alla corda, del quale io traevo assai utile mentre che io lo facevo esercitare. Era in detto luogo alcune piccole stanzette dove abitava diversa sorte di uomini, in fra i quali era uno stampatore molto valente di libri: questo teneva quasi tutta la sua bottega drento innel mio castello, e fu quello che stampò quel primo bel libro di medicina a messer Guido. Volendomi io servire di quelle stanze, lo mandai via, pur con qualche difficultà non piccola. Vi stava ancora un maestro di salnitri; e perché io volevo servirmi di queste piccole istanzette per certi mia buoni lavoranti todeschi, questo ditto maestro di salnitri non voleva diloggiare; e io piacevolmente piú volte gli avevo detto che lui m'accomodassi delle mie stanze, perché me ne volevo servire per abituro de' mia lavoranti per il servizio del Re. Quanto piú umile parlavo, questa bestia tanto piú superbo mi rispondeva: all'utimo poi io gli detti per termine tre giorni.
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