Perché Dante a tempo di Giotto dipintore furno insieme in Francia e maggiormente in Parigi, dove per le ditte cause si può dire quel luogo dove si litiga essere uno Inferno: però ancora Dante, intendendo bene la lingua franzese, si serví di quel motto; e m'è parso gran cosa che mai non sia stato inteso per tale; di modo che io dico e credo che questi comentatori gli fanno dir cose le quale lui non pensò mai.
XXVIII. Ritornando ai fatti mia, quando io mi viddi dar certe sentenzie per mano di questi avvocati, non vedendo modo alcuno di potermi aiutare, ricorsi per mio aiuto a una gran daga che io avevo, perché sempre mi son dilettato di tener belle armi; e il primo che io cominciai a intaccare si fu quel principale che m'aveva mosso la ingiusta lite; e una sera gli detti tanti colpi, pur guardando di non lo ammazzare, innelle gambe e innelle braccia, che di tutt'a due le gambe io lo privai. Di poi ritrovai quell'altro che aveva compro la lite, e anche lui toccai di sorte che tal lite si fermò. Ringraziando di questo e d'ogni altra cosa sempre Idio, pensando per allora di stare un pezzo sanza esser molestato, dissi ai mia giovani di casa, massimo a l'italiani, per amor de Dio ogniuno attendesse alle faccende sua, e m'aiutassino qualche tempo, tanto che io potessi finire quell'opere cominciate, perché presto le finirei; di poi me volevo ritornare innItalia, non mi potendo comportare con le ribalderie di quei Franciosi; e che se quel buon Re s'adirava una volta meco, m'arebbe fatto capitar male, per avere io fatto per mia difesa di molte di quelle cotal cose.
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