Io ti priego che tu mi aiuti, perché io non mi fido tanto di nessuno di quest'altri: pertanto ti priego che tu m'abbia cura a queste due prime cose, che molto mi darieno fastidio: l'una si è che tu guardi benissimo la roba mia, che la non mi sia tolta, e cosí tu non me la toccare; ancora, tu vedi quella povera fanciulletta della Caterina, la quale io tengo principalmente per servizio de l'arte mia, che senza non potrei fare: ancora, perché io sono uomo, me ne son servito ai mia piaceri carnali, e potria essere che la mi farebbe un figliuolo; e perché io non vo' dar le spese ai figliuoli d'altri, né manco sopporterei che mi fossi fatto una tale ingiuria. Se nissuno di questa casa fussi tanto ardito di far tal cosa, e io me ne avvedessi, per certo credo che io ammazzerei l'una e l'altro. Però ti priego, caro fratello, che tu m'aiuti; e se tu vedi nulla, subito dimmelo, perché io manderò alle forche lei e la madre e chi a tal cosa attendessi: però sia il primo a guardartene -. Questo ribaldo si fece un segno di croce, che arrivò dal capo ai piedi, e disse: - O Iesu benedetto! Dio me ne guardi, che mai io pensassi a tal cosa! prima, per non esser dedito a coteste cosaccie; di poi, non credete voi che io cognosca il gran bene che io ho da voi? - A queste parole, vedutemele dire in atto simplice e amorevole in verso di me, credetti che la stessi appunto come lui diceva.
XXIX. Di poi dua giorni appresso, venendo la festa, messer Mattia del Nazaro, ancora lui italiano e servitor del Re, della medesima professione valentissimo uomo, m'aveva invitato con quelli mia giovani a godere a un giardino.
| |
Caterina Iesu Mattia Nazaro Dio
|