Mi missi con gran sollecitudine a mettere insieme la mia porta di bronzo, e a finire quel gran vaso, e du' altri mezzani fatti di mio argento. Dipoi queste tribulazioni venne il buon Re a riposarsi alquanto a Parigi. Essendo nata questa maledetta donna quasi per la rovina del mondo, mi par pure esser da qualcosa, da poi che l'ebbe me per suo nimico capitale. Caduta in proposito con quel buon Re de' casi mia, gli disse tanto mal di me, che quel buono uomo per compiacerle, si misse a giurare che mai piú terrebbe un conto di me al mondo, come se cognosciuto mai non mi avessi. Queste parole me le venne a dir subito un paggio del cardinal di Ferrara, che si chiamava il Villa, e mi disse lui medesimo averle udite della bocca del Re. Questa cosa mi messe in tanta còllora, che gittato a traverso tutti i miei ferri, e tutte l'opera ancora, mi missi in ordine per andarmi con Dio, e subito andai a trovare il Re. Dipoi il suo desinare, entrai in una camera dove era Sua Maestà con pochissime persone; e quando e' mi vidde entrare, fattogli io quella debita reverenza che s'appartiene a un Re, subito con lieta faccia m'inchinò il capo. Per la qual cosa presi isperanza, e a poco a poco accostatomi a Sua Maestà, perché si mostrava alcune cose della mia professione, quando si fu ragionato un pezzetto sopra le ditte cose, Sua Maestà mi domandò se io avevo da mostrargli a casa mia qualche cosa di bello, di poi disse quando io volevo che venissi a vederle. Allora io dissi che io stavo in ordine da mostrargli qualcosa, se gli avessi ben voluto, allora.
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