Io dissi che ringraziavo Idio e Sua Maestà di tutto, di poi lo pregai che venissi a vedere la gran figura, come io l'avevo tirata innanzi: cosí venne appresso di me. Io la feci scoprire: la qual cosa gli dette tanta maraviglia, che immaginar mai si potria; e subito commesse a un suo segretario, che incontinente mi rendessi tutti li danari che di mio io avevo spesi, e fussi che somma la volessi, bastando che io la dessi scritta di mia mano. Da poi si partí, e mi disse: - Addio, mon ami -: qual gran parola a un re non si usa.
XLVII. Ritornato al suo palazzo, venne a replicare le gran parole tanto maravigliosamente umile e tanto altamente superbe, che io avevo usato con Sua Maestà, le qual parole l'avevano molto fatto crucciare; e contando alcuni de' particulari di tal parole alla presenza di Madama di Tampes, dove era Monsignor di San Polo, gran barone di Francia. Questo tale aveva fatto per il passato molta gran professione d'essere amico mio; e certamente che a questa volta molto virtuosamente, alla franciosa, lui lo dimostrò. Perché, dipoi molti ragionamenti, il Re si dolse del cardinal di Ferrara, che avendomigli dato in custode, non aveva mai piú pensato a' fatti mia, e che non era mancato per causa sua che io non mi fussi andato con Dio del suo regno, e che veramente penserebbe di darmi in custode a qualche persona che mi conoscessi meglio, che non aveva fatto il cardinale di Ferrara, perché non mi voleva dar piú occasione di perdermi. A queste parole subito si offerse Monsignor di San Polo, dicendo al Re che mi dessi in guardia allui, e che farebbe ben cosa che io non arei mai piú causa di partirmi del suo regno.
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