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      Un'altra parte di quei grani dette in sul capo al mio cavallo, qual fe' segno di cadere in terra; a me ne colse uno, ma non in piena, perché m'aria morto. Similmente ne colse uno a quel povero vecchio di Lionardo Tedaldi, di sorte che lui, che stava come me ginocchioni, gli fe' dare delle mane in terra. Allora io prestamente, veduto che quel gran ramo non mi poteva piú difendere e che col Miserere bisognava far qualche opera, cominciai a raddoppiarmi e' panni in capo: e cosí dissi a Lionardo, che accorruomo gridava: - Giesú, Giesú - che quello lo aiuterebbe se lui si aiutava. Ebbi una gran fatica piú a campar lui che me medesimo. Questa cosa durò un pezzo, pur poi cessò e noi, ch'eràmo tutti pesti, il meglio che noi potemmo ci rimettemmo a cavallo; e in mentre che noi andavamo inverso l'alloggiamento, mostrandoci l'un l'altro gli scalfitti e le percosse, trovammo un miglio innanzi tanta maggior mina della nostra, che pare impossibile a dirlo. Erano tutti gli arbori mondi e scavezzati, con tanto bestiame morto, quanto la n'aveva trovati; e molti pastori ancora morti: vedemmo quantità assai di quelle granella le quali non si sarebbon cinte con dua mani. Ce ne parve avere un buon mercato, e cognoscemmo allora che il chiamare Idio e quei nostri Misereri ci avevano piú servito che da per noi non aremmo potuto fare. Cosí ringraziando Idio, ce ne andammo in Lione l'altra giornata appresso, e quivi ci posammo per otto giorni. Passati gli otto giorni, essendoci molto bene ricreati, ripigliammo il viaggio, e molto felicemente passammo i monti.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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