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      E io che sapevo che tutto il male che io avevo aùto nel Castel Sant'Agnolo di Roma, n'era stato lui la intera causa, mi dette passione assai il vederlo; e non conoscendo nessun rimedio a uscirgli delle mane, mi risolsi di andarlo a visitare; e giunsi appunto che s'era levata la vivanda, ed era seco quelli uomini della casata de' Landi, qual da poi furno quelli che lo ammazzorno. Giunto a Sua Eccellenzia, questo uomo mi fece le piú smisurate carezze che mai immaginar si possa: e infra esse carezze da sé cadde in proposito, dicendo a quelli ch'erano alla presenza, che io era il primo uomo del mondo della mia professione e che io ero stato gran tempo in carcere in Roma. E voltosi a me disse: - Benvenuto mio, quel che voi avesti, a me ne 'ncrebbe assai; e sapevo che voi eri innocente, e non vi potetti aiutare altrimenti, perché mio padre per soddisfare a certi vostri nimici, i quali gli avevano ancora dato addintendere che voi avevi sparlato di lui: la qual cosa io so certissima che non fu mai vera; e a me ne increbbe assai del vostro - e con queste parole egli multipricò in tante altre simile, che pareva quasi che mi chiedessi perdonanza. Appresso mi domandò di tutte l'opere che io aveva fatte al Re Cristianissimo; e dicendogliele io, istava attento, dandomi la piú grata audienza che sia possibile al mondo. Di poi mi ricercò se io lo volevo servire: a questo io risposi che con mio onore io non lo potevo fare; che se io avessi lasciato finite quelle tante grand'opere che io avevo cominciate per quel gran Re, io lascerei ogni gran signore, solo per servire Sua Eccellenzia.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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