E perché questo Bernardo cercava di averne l'onore lui solo, di questo inganno che voleva fare al Duca di Firenze,mai non conferiva nulla con il suo compagno, il ditto Antonio Landi. Questo ditto Antonio era molto mio amico per insino da puerizia, e perché lui vedeva che io ero tanto domestico con il mio Duca, un giorno infra gli altri mi chiamò da canto - era presso a mezzodí, e fu in sul canto di Mercato Nuovo - e mi disse cosí: - Benvenuto, io son certo che 'l Duca vi mostrerrà un diamante, il quale e' dimostra aver voglia di comperarlo: voi vedrete un gran diamante. Aiutate la vendita; e io vi dico che io lo posso dare per diciasette mila scudi: io son certo che il Duca vorrà il vostro consiglio; se voi lo vedete inclinato bene al volerlo, e' si farà cosa che lo potrà pigliare -. Questo Antonio mostrava di avere una gran sicurtà nel poter far partito di questa gioia. Io li promessi che, essendomi mostra e di poi domandato del mio parere, io arei detto tutto quello che io intendessi, senza danneggiare la gioia. Sí come io ho detto di sopra, il Duca veniva ogni giorno in quella oreficeria per parecchi ore; e dal dí che m'aveva parlato Antonio Landi piú di otto giorni dappoi, il Duca mi mostrò un giorno doppo desinare questo ditto diamante, il quale io ricognobbi per quei contra segni che m'aveva detto Antonio Landi e della forma e del peso. E perché questo ditto diamante era d'un'acqua, sí come io dissi di sopra, torbidiccia e per quella causa avevano ischericato quella punta, vedendolo io di quella sorte, certo l'arei isconsigliato a far tale ispesa; però, quando e' me lo mostrò, io domandai Sua Eccellenzia quello che quella voleva che io dicessi, perché gli era divario a' gioiellieri a il pregiare una gioia, di poi che un Signore l'aveva compera, o al porgli pregio perché quello la comperassi.
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