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      E parecchi volte mi disposi di gittarmi al disperato: e una volta infra l'altre io montai in su un mio bel cavalletto, e mi missi cento scudi accanto, e me n'andai a Fiesole a vedere un mio figliuolino naturale, il quale tenevo abbalia con una mia comare, moglie di un mio lavorante. E giunto al mio figliolino lo trovai di buono essere, e io cosí malcontento lo baciai; e volendomi partire, e' non mi lasciava, perché mi teneva forte colle manine e con un furore di pianto e strida, che in quell'età di due anni in circa era cosa piú che maravigliosa. E perché io m'ero resoluto che, se io trovavo 'l Bandinello, il quale soleva andare ogni sera a quel suo podere sopra San Domenico, come disperato lo volevo gittare in terra, cosí mi spiccai dal mio bambino, lasciandolo con quel suo dirotto pianto. E venendomene inverso Firenze, quando io arrivai alla piazza di San Domenico, appunto il Bandinello entrava dall'altro lato in su la piazza. Subito resolutomi di fare quella sanguinosa opera, giunsi allui, e alzato gli occhi, lo vidi senza arme, in su un muluccio come uno asino e aveva seco un fanciullino dell'età di dieci anni; e subito che lui mi vidde, divenne di color di morto, e tremava dal capo ai piedi. Io, conosciuto la vilissima opera, dissi: - Non aver paura, vil poltrone, che io non ti vo' far degno delle mie busse -. Egli mi guardò rimesso e non disse nulla. Allora io ripresi la virtú, e ringrazia' Iddio che per sua vera virtute non aveva voluto che io facessi un tal disordine.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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