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      Cosí liberatomi da quel diabolico furore, mi accrebbe animo e meco medesimo dicevo: - Se Iddio mi dà tanto di grazia che io finisca la mia opera, spero con quella di ammazzare tutti i mia ribaldi nimici; dove io farò molte maggiori e piú gloriose le mie vendette, che se io mi fussi sfogato con un solo - e con questa buona resoluzione mi tornai a casa. In capo di tre giorni io intesi come quella mia comare mi aveva affogato il mio unico figliolino; il quale mi dette tanto dolore che mai non senti' il maggiore. Imperò mi inginocchiai in terra, e non senza lacrime al mio solito ringraziai il mio Iddio, dicendo: - Signor mio, tu me lo desti, e or tu me t'hai tolto, e di tutto io con tutto 'l cuor mio ti ringrazio -. E con tutto che 'l gran dolore mi aveva quasi smarrito, pure, al mio solito, fatto della necessità virtú, il meglio che io potevo mi andavo accomodando.
     
      LXVII. E' s'era partito un giovane in questo tempo dal Bandinello, il quale aveva nome Francesco, figliuolo di Matteo fabbro. Questo detto giovane mi fece domandare se io gli volevo dare da lavorare; e io fui contento, e lo missi a rinettare la figura della Medusa, che era di già gittata. Questo giovane, dipoi quindici giorni, mi disse che aveva parlato con el suo maestro, cioè il Bandinello, e che lui mi diceva da sua parte che, se io volevo fare una figura di marmo, che ei mi mandava a offerire di donarmi un bel pezzo di marmo. Subito io dissi: - Digli che io l'accetto; e potria essere il mal marmo per lui, perché ei mi va stuzzicando, e non si ricorda il gran pericolo che lui aveva passato meco in su la piazza di San Domenico: or digli che io lo voglio a ogni modo.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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