Io non parlo mai di lui e sempre questa bestia mi dà noia: e mi credo che tu sia venuto a lavorare meco mandato dallui, solo per spiare i fatti mia. O va, e digli che io vorrò il marmo a suo malgrado; e ritòrnatene seco.
LXVIII. Essendo stato di molti giorni che io non m'ero lasciato rivedere in Palazzo, v'andai una mattina, che mi venne quel capriccio, e il Duca aveva quasi finito di desinare, e, per quel che io intesi, Sua Eccellenzia aveva la mattina ragionato e ditto molto bene di me, e infra l'altre cose ei mi aveva molto lodato in legar gioie; e per questo, come la Duchessa mi vide, la mi fece chiamare da messer Sforza; e appressatomi a Sua Eccellenzia illustrissima, lei mi pregò che io le legassi un diamantino in punta innuno anello, e mi disse che lo voleva portare sempre nel suo dito; e mi dette la misura e 'l diamante, il quale valeva in circa a cento scudi, e mi pregò che io lo facessi presto. Subito 'l Duca cominciò a ragionare con la Duchessa e le disse: - Certo che Benvenuto fu in cotesta arte senza pari; ma ora che lui l'ha dimessa, io credo che 'l fare uno anellino come voi vorresti, e' gli sarebbe troppa gran fatica: sí che io vi priego che voi nollo affatichiate in questa piccola cosa, la quale allui saria grande, per essersi disuso -. A queste parole io ringraziai el Duca, e poi lo pregai che mi lasciassi fare questo poco del servizio alla signora Duchessa: e subito messovi le mani, in pochi giorni lo ebbi finito. L'anello si era per il dito piccolo della mano: cosí feci quattro puttini tondi con quattro mascherine, le qual cose facevano il detto anellino: e anche vi accomodai alcune frutte e legaturine smaltate; di modo che la gioia e l'anello si mostravano molto bene insieme.
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