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      Io pensavo per certo di perdere la luce di quell'occhio. Io chiamai in capo di parecchi giorni maestro Raffaello de' Pilli, cerusico, il quale prese dua pipioni vivi, e faccendomi stare rovescio in su una tavola, prese i detti pipioni e con un coltellino forò loro una venuzza che gli hanno nell'alie, di modo che quel sangue mi colava dentro innel mio occhio; per il qual sangue subito mi senti' confortare e in ispazio di dua giorni uscí la verza d'acciaio e io restai libero e migliorato della vista. E venendo la festa di Santa Luscia, alla quale eravamo presso a tre giorni, io feci uno occhio d'oro di uno scudo franzese, e gnele feci presentare a una delle sei mie nipotine, figliuole della Liperata mia sorella, la quale era dell'età di dieci anni in circa, e con essa io ringraziai Iddio e Santa Luscia; e per un pezzo non volsi lavorare in sul detto Narciso, ma tiravo innanzi il Perseo colle sopra ditte difficultà, e m'ero disposto di finirlo e andarmi con Dio.
     
      LXXIII. Avendo gittata la Medusa, ed era venuta bene, con grande speranza tiravo il mio Perseo a fine, che lo avevo di cera, e mi promettevo che cosí bene e' mi verrebbe di bronzo, sí come aveva fatto la detta Medusa. E perché vedendolo di cera ben finito ei si mostrava tanto bello, che (vedendolo il Duca aqquel modo e parendogli bello; o che e' fussi stato qualche uno che avessi dato a credere al Duca che ei non poteva venire cosí di bronzo, o che il Duca da per sé se lo immaginassi; e venendo piú spesso a casa che ei non soleva) una volta infra l'altre e' mi disse: - Benvenuto, questa figura non ti può venire di bronzo, perché l'arte non te lo promette -. A queste parole di Sua Eccellenzia io mi risenti' grandemente, dicendo: - Signore, io conosco che Vostra Eccellenzia illustrissima m'ha questa molta poca fede: e questo io credo che venga perché Vostra Eccellenzia illustrissima crede troppo a quei che le dicono tanto mal di me, o sí veramente lei non se ne intende -. Ei non mi lasciò finire appena le parole che disse: - Io fo professione di intendermene, e me ne intendo benissimo -. Io subito risposi e dissi: - Sí, come Signore, e non come artista; perché se Vostra Eccellenzia illustrissima se ne intendessi innel modo che lei crede di intendersene, lei mi crederrebbe mediante la bella testa di bronzo che io l'ho fatto, cosí grande, ritratto di Vostra Eccellenzia illustrissima che s'è mandato all'Elba, e mediante l'avere restauratole il bel Ganimede di marmo con tanta strema difficultà, dove io ho durato molta maggior fatica che se io lo avessi fatto tutto di nuovo; e ancora per avere gittata la Medusa, che pur si vede qui alla presenza di Vostra Eccellenzia: un getto tanto difficile, dove io ho fatto quello che mai nessuno altro uomo ha fatto innanzi a me, di questa indiavolata arte.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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