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      Io mi avvidi che gli stava a 'scoltarmi con grande attenzione: e gli dissi similmente di Michelagnolo Buonaroti il tutto. Il quale mostrò alquanto sdegno; e delle parole del suo Urbino, di quello 'scorticamento che gli aveva detto, forte se ne rise; poi disse: - Suo danno - e io mi parti'. Certo che quel ser Pierfrancesco, maiordomo, doveva aver fatto qualche male uffizio contra di me cone il Duca, il quale non gli riuscí: che Iddio amatore della verità mi difese, sí come sempre insino a questa mia età di tanti smisurati pericoli e' m'ha scampato, e spero che mi scamperà insino al fine di questa mia, se bene travagliata, vita; pure vo innanzi, sol per sua virtú, animosamente, né mi spaventa nissun furore di fortuna o di perverse stelle: sol mi mantenga Iddio nella sua grazia.
     
      LXXXIII. Or senti un terribile accidente, piacevolissimo lettore. Con quanta sollicitudine io sapevo e potevo, attendevo a dar fine alla mia opera, e la sera me n'andavo a veglia nella guardaroba del Duca, aiutando a quegli orefici che vi lavoravano per Sua Eccellenzia illustrissima; ché la maggior parte di quelle opere che lor facevano si erano sotto i mia disegni: e perché io vedevo che 'l Duca ne pigliava molto piacere, sí del vedere lavorare come del confabulare meco, ancora e' mi veniva a proposito lo andarvi alcune volte di giorno. Essendo un giorno in fra gli altri nella detta guardaroba, il Duca venne al suo solito e piú volentieri assai, saputo Sua Eccellenzia illustrissima che io v'ero; e subito giunto cominciò arragionar meco di molte diverse e piacevolissime cose, e io gli rispondevo approposito, e lo avevo di modo invaghito, che ei mi si mostrò piú piacevole che mai ei mi si fussi mostro per il passato.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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