fine -. O che 'l Duca ne avessi aùto qualche sentore, o innaltro modo che la si fussi, Sua Eccellenzia ricominciò: come e' si appressava alle 24 ore, ei mi mandava a chiamare; e quello che veniva a chiamarmi, sempre mi diceva: - Avvertisci a non mancare di venire, che 'l Duca ti aspetta - e cosí continuai, con queste medesime difficultà, parecchi serate. E una sera infra l'altre, entrando al mio solito, il Duca, che doveva ragionare colla Duchessa di cose forse segrete, mi si volse con el maggior furore del mondo; e io, alquanto spaventato, volendomi presto ritirare, innun subito disse: - Entra, Benvenuto mio, e va là alle tue faccende, e io starò poco a venirmi a star teco -. In mentre che io passavo, e' mi prese per la cappa il signor don Grazía, fanciullino di poco tempo, e mi faceva le piú piacevol baiuzze che possa fare un tal bambino; dove il Duca maravigliandosi, disse: - Oh, che piacevole amicizia è questa che i mia figliuoli hanno teco!
LXXXVIII. In mentre che io lavoravo in queste baie di poco momento, il principe e don Giovanni e don Harnando e don Grazía tutta sera mi stavano addosso, e ascosamente dal Duca ei mi punzecchiavano: dove io gli pregavo di grazia che gli stessino fermi. Eglino mi rispondevano, dicendo: - Noi non possiamo -. E io dissi loro: - Quello che non si può non si vuole; or fate, via -. A un tratto el Duca e la Duchessa si cacciorno a ridere. Un'altra sera, avendo finite quelle quattro figurette di bronzo che sono nella basa commesse, qual sono Giove, Mercurio, Minerva, e Danae madre di Perseo con el suo Perseino a sedere ai sua piedi, avendole io fatte portare innella detta stanza dove io lavoravo la sera, io le messi in fila, alquanto levate un poco dalla vista, di sorte che le facevano un bellissimo vedere.
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