Queste formate parole mi disse la sera messer Sforza, ridendo e anche maravigliandosi del gran favore che mi faceva 'l Duca: e piacevolmente mi disse: - Va, Benvenuto, e torna, ché io te n'ho invidia.
XCIV. Nel nome di Dio mi parti' di Firenze sempre cantando salmi e orazione innonore e gloria di Dio per tutto quel viaggio; innel quale io ebbi grandissimo piacere, perché la stagione si era bellissima, di state, e il viaggio e il paese dove io nonnero mai piú stato mi parve tanto bello che ne restai maravigliato e contento. E perché gli era venuto per mia guida un giovane mio lavorante, il quale era dal Bagno, che si chiamava Cesere, io fui molto carezzato da suo padre e da tutta la casa sua; infra e' quali si era un vecchione di piú di settant'anni, piacevolissimo uomo: questo era zio del detto Cesere, e faceva professione di medico cerusico, e pizzicava alquanto di archimista. Questo buono uomo mi mostrò come quei Bagni avevano miniera d'oro e d'argento, e mi fece vedere molte bellissime cose di quel paese; di sorte che io ebbi de' gran piaceri che io avessi mai. Essendosi domesticato a suo modo meco, un giorno in fra gli altri mi disse: - Io non voglio mancare di non vi dire un mio pensiero, al quale se Sua Eccellenzia ci prestassi l'orecchio, io credo che e' sarebbe cosa molto utile: e questo si è, che intorno a Camaldoli ci si vede un passo tanto scoperto, che Piero Strozzi potria non tanto passare sicuramente, ma egli potrebbe rubar Poppi sanza contrasto alcuno - e con questo, non tanto l'avermelo mostro a parole, ch'egli si cavò un foglio della scarsella, nel quale questo buon vecchio aveva disegnato tutto quel paese in tal modo che benissimo si vedeva ed evidentemente si conosceva il gran pericolo esser vero.
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