Queste mie parole furno riditte al Duca, e per questo voleva la Duchessa che io mi rimettessi in lei. Tutto questo si è la pura verità: basta che io facevo il mio meglio a lasciarmi giudicare alla Duchessa, perché io sarei stato in breve pagato, e arei aùto quel piú premio.
XCVIII. Il Duca mi fece intendere per messer Lelio Torello, suo aulditore, che voleva che io facessi certe storie di basso rilievo di bronzo intorno al coro di santa Maria del Fiore; e per essere il detto coro impresa del Bandinello, io non volevo arricchire le sue operaccie con le fatiche mie; e con tutto che 'l detto coro non fussi suo disegno, perché lui non intendeva nulla al mondo d'architettura (il disegno si era di Giuliano di Baccio d'Agnolo, legnaiuolo, che guastò la cupola): basta che e' non v'è virtú nessuna; e per l'una e per l'altra causa io non volevo in modo nessuno far tal opera, ma umanamente sempre dicevo al Duca, che io farei tutto quello che mi comandassi Sua Eccellenzia illustrissima, di modo che Sua Eccellenzia commesse agli Operai di Santa Maria del Fiore che fussino d'accordo meco, e che Sua Eccellenzia mi darebbe solo la mia provvisione delli dugento scudi l'anno e che a ogni altra cosa voleva che i detti Operai sopperissino di quello della ditta Opera. Di modo che io comparsi dinanzi alli detti Operai, i quali mi dissono tutto l'ordine che loro avevano dal Duca; e perché con loro e' mi pareva molto piú sicuramente poter dire le mie ragioni, cominciai a mostrar loro che tante storie di bronzo sariano di una grandissima spesa, la quale si era tutta gittata via: e dissi tutte le cagioni, per le quali eglino ne furno capacissimi.
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