Egli ha quivi presso a un miglio certe sue buone possessione; però si contenta di stare a quel modo. Questo uomo dabbene abita una mia casa, la quale si è in Vicchio, che mi fu consegnata con il detto podere, qual si domanda il podere della Fonte; e mi disse: - Io sono in casa vostra, e al suo tempo io vi darò la vostra pigione; o vorretela innanzi, in tutti i modi che vorrete farò: basta che meco voi sarete sempre d'accordo -. E in mentre che noi ragionavamo, io vedevo che questo uomo mi affisava gli occhi addosso: di modo che io, sforzato da tal cosa, gli dissi: - Deh ditemi, Giovanni mio caro, perché voi piú volte mi avete cosí guardato tanto fiso? - Questo uomo dabbene mi disse: - Io ve lo dirò volentieri, se voi, da quello uomo che voi siate, mi promettere di non dire che io ve l'abbia detto -. Io cosí gli promessi. Allora ei mi disse: - Sappiate che quel pretaccio di ser Filippo, e' non sono troppi giorni, che lui si andava vantando delle valenterie del suo fratello Sbietta, dicendo come gli aveva venduto il suo podere a un vecchio a vita sua, il quale e non arriverebbe all'anno intero. Voi vi siate impacciato con parecchi ribaldi, sí che ingegnatevi di vivere il piú che voi potete, e aprite gli occhi, perché ci vi bisogna; io non vi voglio dire altro.
CIV. Andando a spasso per il mercato, vi trovai Giovanbatista Santini, e lui e io fummo menati accena dal detto prete; e, sí come io ho detto per l'addietro, egli era in circa alle venti ore, e per causa mia e' si cenò cosí abbuon'otta, perché avevo detto che la sera io mi volevo ritornare a Trespiano: di modo che prestamente e' si messe in ordine, e la moglie dello Sbietta si affaticava, e infra gli altri un certo Cecchino Buti, lor lancia.
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Vicchio Fonte Giovanni Filippo Sbietta Giovanbatista Santini Trespiano Sbietta Cecchino Buti
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