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      Ora essendo ciō dimostrato, rimane a sapere in quali termini sia da porre la questione della pittura a olio. Per noi tutta la disquisizione si riduce a questo: 1° nello stabilire che cosa oggi sia da intendere per invenzione della pittura a olio; 2° a chi debbasi dar merito di questa nuova comoditā recata all’arte, di cui anche oggi essa si giova universalmente.
      Eraclio, Teofėlo e il Cennini parlano sempre d’olio di linseme, per mezzo della cottura purificato e reso atto a stemperare e mettere in opera i colori, sopra i quali poi era data una vernice; ed č danno che nč il Cennini (cap. lv), nč gli altri ci dicano di che sostanze fosse essa composta; bastando al Cennini di chiamarla con linguaggio alchimistico, licore dimostrativo; e l’averne taciuto, mostra ch’era cosa ovvia e da tutti conosciuta e adoperata; onde il Cennini, non immaginandosi che dovesse perdersene la tradizione e rimanerne solo il nome, non si dčtte cura di descriverne particolarmente la composizione sua, che doveva essere una mistura di sostanze resinose, e pių specialmente della resina del ginepro detta sandracca. Questo era il comun metodo di stemperare i colori in antico, secondo che si ricava dagli scrittori nominati di sopra. Ma questo metodo era soverchiamente lungo e tedioso, dice Teofilo.8 Che cosa dunque si richiedeva? Volevasi un olio pių sottile e meno viscoso, che fosse pių pronto a seccarsi, e una vernice la quale aiutasse questo effetto, e non che alterare o guastare i colori, serbasse invece ai dipinti la trasparenza, la lucidezza, e la vivacitā loro.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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