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      Per tal maniera si ottiene la nettezza del colore, le delicate mezze-tinte, il modellato, il lucido e il trasparente. Le quali doti sono proprie sopra ogn’altra, della pittura a olio, e si rinvengono copiosamente ed eccellentemente nelle tavole del Van-Eyk. Non dovendosi dunque più sovrapporre i colori l’uno all’altro a strati leggieri simili a velature, ma sì bene fonderli e unire con pastosità e di corpo,14 il lavoro viene semplificato, e riducesi alle poche operazioni del primo colore, del rimpastare, e dell’ultima mano; nè più fa d’uopo di aspettare tra l’una operazione e l’altra, che il colore diventi secco, siccome accadeva nel dipingere a tempera. Se dunque l’aver sostituito un nuovo olio a quello di linseme, e una nuova vernice, fu un gran passo verso il perfezionamento della disciplina pittorica; l’aver trovato un nuovo metodo di dipingere a olio più spedito, più ricco e più vago di quello a tempera, condusse quest’arte alla maggior sua perfezione; anzi fu un vero rivolgimento, che aprì alla pittura un campo più vasto e più vario, e dètte principio a un’èra piena di nuove e inattese maraviglie.
      Facile è poi lo spiegare come avvenisse che il Van-Eyk fosse detto l’inventore della pittura a olio. A’ tempi ne’ quali il Vasari scriveva, il perfezionamento recato dal pittore fiammingo non era più un segreto, ma ormai noto dovunque, e nel possesso di tutti gli artisti, siccome una tradizione già fatta antica. Ondechè col volger degli anni, divenute più incerte e inesatte le notizie di cotal fatto, era ben facile che la fama vaga, onde il Van-Eyk fu celebrato come il perfezionatore della pratica del dipingere ad olio, ne facesse poi l’inventore.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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