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      Questo colore è buono a dipignere palvesi e lancie, e anche si adopera a dipignere camere in secco. Non vuole tempera se non colla.
      CAPITOLO LIV.
      Del modo come si fa un verde d’azzurro e giallorino.
      Verde è un colore che si chiama azzurro della Magna, e giallorino. Questo è buono in muro e in tavola, e temperato con rossume d’uovo. Se vuoi che sia bello più, mettivi dentro una poca d’árzica. E ancora è bel colore mettendovi entro l’azzurro della Magna, pestando le prugnole salvatiche, e farne agresto, e di quello agresto metterne quattro o sei gocciole sopra il detto azzurro; ed è un bel verde; non vuole vedere aria. E per ispazio di tempo quell’acqua delle prugnole viene a mancare.
      CAPITOLO LV.
      Del modo da fare un verde d’azzurro oltramarino.
      Verde è un colore che si fa d’azzurro oltramarino e d’orpimento. Convienti di questi colori rimescolare con senno. Piglia l’orpimento prima, e mescolavi dell’azzurro. Se vuoi che penda in chiaro, l’orpimento vinca; se vuoi che penda in iscuro, l’azzurro vinca. Questo colore è buono in tavola, e none in muro. Tempera con colla.
      CAPITOLO LVI.
      Della natura di un verde che si chiama verderame.
      Verde è un colore il quale si chiama verderame. Per se medesimo è verde assai; ed è artificiato con archimia, cioè di rame e di aceto. Questo colore è buono in tavola, temperato con colla. Guarda di none avvicinarlo mai con biacca, perchè in tutto sono inimici mortali. Trialo con aceto, che ritiene secondo suo’ natura. E se vuoi fare un verde in erba perfettissimo, è bello all’occhio, ma non dura.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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