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      Quando il truovi asciutto, mettilo in cuoro o in borsa, e lascialo godere, chè è buono e perfetto. E tiello in te, chè è una singulare virtù a sapello ben fare. E sappi ch’ell’è più arte di belle giovani a farlo, che non è a uomini; perchè elle si stanno di continuo in casa, e ferme, ed hanno le mani più dilicate. Guar’ti pur dalle vecchie. Quando ritorni per volere adoperare del detto azzurro, pigliane quella quantità che ti bisogna: e se hai a lavorare vestiri biancheggiati, vuolsi un poco triare in su la tua pría usata: e se ’l vuoi pur per campeggiare, vuolsi poco poco rimenare sopra la pría, sempre con acqua chiara chiara, bene lavata e netta la pría: e se l’azzurro venisse lordo di niente, piglia un poco di lisciva, o d’acqua chiara, e mettila sopra il vasellino, e rimescola insieme l’uno e l’altro: e questo farai due o tre mute, e sarà l’azzurro bene purgato. Non ti tratto delle sue tempere, però che insieme più innanzi ti mosterrò di tutte le tempere di ciascuni colori in tavola, in muro, in ferro, in carta, in pietra, e in vetro.
      CAPITOLO LXIII.
      Com’è di bisogno sapere fare i pennelli.
      Perchè detto ho nominatamente di tutti i colori che con pennello si adoperano, e come si triano (i quali colori sempre vogliono stare in una cassetta ben coverta, col becco sempre in molle, e bagnati); ora ti voglio dimostrare ad operarli con tempera e senza tempera. Ma el ti fa pur bisogno saper a che modo gli puoi mettere in overa; chè non si può fare senza pennelli. Onde lasciamo stare ogni cosa; e fa’ prima che sappi fare i detti pennelli, de’ quali si tiene questo modo.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275