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      E se non ne truovi, togli degl’invetriati, e mettivi dentro i detti colori macinati: e pongli in una cassetta, che stieno nettamente. Poi con pennelli di vaio, quando vuoi fare un vestire di tre ragioni, sì come t’ho detto, compartiscili e mettili ne’ luoghi loro; commettendo bene l’un colore con l’altro, ben sodetti i colori. Poi sta’ alcun dì, e ritorna, e vedi come son coverti, e ricampeggia come fa mistieri. E così fa’ dello incarnare, e di fare ogni lavorío che vuoi fare: e così montagne, arbori, ed ogni altro lavoro. Poi abbia una piastra di stagno o di piombo, che sia alta d’intorno un dito, sì come sta una lucerna; e tiella mezza d’olio, e quivi tieni i tuo’ pennelli in riposo, che non si secchino.
      CAPITOLO XCIV.
      Come dèi lavorare ad olio in ferro, in tavola, in pietra.
      E per lo simile in ferro lavora, e ogni pietra, ogni tavola, incollando sempre prima; e così in vetro, o dove vuoi lavorare.
      CAPITOLO XCV.
      Il modo dell’adornare in muro ad oro, o con istagno.
      Ora, poi che dimostrato t’ho del modo del lavorare in fresco, in secco, e ad olio, ti voglio dimostrare a che modo dèi adornare in muro con istagno dorato in bianco, e con oro fine. E nota, che sopra tutto fa’ con meno ariento che puoi, perchè non dura, e viene negro in muro e in legno; ma più tosto perde in muro. Adopera in suo cambio innanzi dello stagno battuto, o vogli stagnuoli. Ancora ti guarda da oro di metà, chè di subito viene negro.
      CAPITOLO XCVI.
      Come dèi sempre usare di lavorare oro fine, e di buoni colori.
      In muro i più hanno per usanza adornare con stagno dorato, perchè è di meno spesa.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275