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      E disegna con leggier mano, e quivi aombra le pieghe e i visi, come facessi col pennello, o come facessi con la penna che si disegna, a modo si penneggiasse. Quando hai compiuto di disegnare la tua figura (spezialmente che sia d’ancona di gran pregio, che n’aspetti guadagno e onore), lasciala stare per alcun dì, ritornandovi alcuna volta a rivederla, e medicare dove fusse per bisogno. Quando a te pare che stia presso di bene (che puoi ritrarre e vedere, delle cose per altri buoni maestri fatte, che a te non è vergogna); staendo la fiura bene, abbi la detta penna, e va’ a poco a poco fregandola su per lo disegno, tanto che squasi ti metta giù il disegno; non tanto però, che tu non intenda bene i tuoi tratti fatti. E togli in uno vasellino, mezzo d’acqua chiara, alcune gocciole d’inchiostro; e con un pennelletto di vaio puntío va’ raffermando tutto il tuo disegno. Poi abbi un mazzetto delle dette penne, e spazza per tutto il disegno el carbone. Poi abbi un’acquerella del detto inchiostro, e con pennello mozzetto di vaio va’ aombrando alcuna piega e alcuna ombra nel viso. E così ti rimarrà un disegno vago, che farai innamorare ogni uomo de’ fatti tuoi.
      CAPITOLO CXXIII.
      Sì come dèi segnare i contorni delle figure per mettere in campo d’oro.
      Disegnato che hai tutta la tua ancona, abbi una agugella mettuda in una asticciuola; e va’ grattando su per li contorni della figura in verso i campi che hai a mettere d’oro, e i fregi che sono a fare delle figure, e certi vestiri che si fanno di drappo d’oro.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275