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      E se potesse comportare la spesa, sarebbe perfetta cosa, e per tuo onore, a quel modo rimettere tutto ’l campo. Quando vedrai che sia ben brunito, allora l’oro viene squasi bruno per la sua chiarezza.
      CAPITOLO CXXXIX.
      Che oro e di che grossezza è buono a mettere per brunire e per mordenti.
      Sappi che l’oro che si mette in piani, non se ne vorrebbe trarre del ducato altro che cento pezzi, dove se ne trae cento quarantacinque; però che quel del piano vuole essere oro più appannato. E guarda, quando vuoi cognoscere l’oro, quando il comperi, toglilo da persona che sia buon battiloro. E guarda l’oro; che se ’l vedi mareggiante e tosto, come di carta di cavretto, allora tiello buono. In cornici o in fogliami si passa meglio d’oro più sottile; ma per li fregi gentili delli adornamenti de’ mordenti, vuole essere oro sottilissimo e ragnato.
      CAPITOLO CXL.
      Come dèi principalmente volgere le diademe, e granare in su l’oro, e ritagliare i contorni delle figure.
      Quando hai brunito e compiuto di mettere la tua ancona, a te conviene principalmente torre il sesto: voltare le tue corone o ver diademe: granarle, cogliere alcuni fregi: granarle con istampe minute che brillino come panico; adornare d’altre stampe, e granare se vi è fogliami. Di questo di bisogno è che ne vegga alcuna pratica. Quando hai così ritrovate le diademe e i fregi, togli in uno vasellino un poca di biacca ben triata con un poca di colla temperata; e con pennello picciolo di vaio va’ coprendo e ritagliando le figure del campo, sì come vedrai quelli segnolini che grattasti colla agugella, innanzi che mettessi di bolo.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275