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      Lascialo seccare. Poi abbi il tuo oro: e con l’alito, e senza alito, il puo’ mettere. E mettudo in su l’oro, abbi il tuo dentello o pietra da brunire, e bruniscilo; ma tieni sotto la carta una tavoletta soda di buono legname, e ben pulita; e quivi su brunisci. E sappi che di questo asiso puoi scrivere con penna lettere, campi, e ciò che vuoi; ch’è perfettissimo. E innanzi che lo metta d’oro, guarda s’è di bisogno con punta di coltellino raderlo, e spianarlo, o nettarlo di niente; chè alcuna volta il tuo pennelletto pone più in un luogo che in un altro. Di ciò ti guarda sempre.
      CAPITOLO CLVIII.
      Un altro modo per mettere d’oro in carta.
      Se vuoi un’altra maniera d’asiso (ma non è così perfetta, ed è buono a mettere campo d’oro, ma non è da scrivere), togli gesso sottile, e ’l terzo biacca, e ’l quarto bolo armeniaco, con un poco di zucchero. Tria tutte queste cose ben sottilmente con chiara d’uovo. Poi all’usato modo campeggia; lascialo seccare. Poi con punta di coltellino radi e rinetta il tuo gesso. Metti sotto la carta la detta tavoletta, o pietra ben piana, e brunisci. E se caso venisse che non si brunisse bene, quando metti l’oro, bagna il gesso con acqua chiara, con un pennelletto di vaio; e quando è secco, bruniscilo.
      CAPITOLO CLIX.
      Di un colore simile all’oro, il quale si chiama porporina; e in che modo si fa.
      Io ti voglio mostrare un colore simile all’oro, il quale è buono in carta di questi miniatori, e ancora in tavola se n’adoprerebbe; ma guarti come dal fuoco o da veleno che questo colore, il quale si chiama porporina, non si avvicinasse a nessun campo d’oro: chè io t’avviso, che se fusse un campo d’oro mettudo, che tenesse di qui a Roma, e quanto mezzo grano di panico fusse d’ariento vivo e toccasse questo campo d’oro, è sufficiente a guastarlo tutto.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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