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      Fa’ che sia calda quanto puoi, e con pennello di setole mozzo e morbido ne da’ a ciascuna delle parti, se hai a dipignere da ogni parte. Piglia poi, quando è asciutta, la tela: abbi una mella di coltello che sia nel taglio piana e diritta come una riga, e di questo gesso con questa punta ne da’ su per la detta tela, andando ponendo e levando agguagliatamente, come radessi; e quanto men gesso vi lassi, tanto è meglio: chè spiani pure i bucetti delle fila, assai basta una volta dare di gesso. Quando è asciutta, togli uno coltellino bene radente, guardando la detta tela se vi fusse nodo ovver groppo, e to’lo via; e poi piglia il tuo carbone, con quel medesimo modo che disegni in tavola, disegna in tela, e ferma con acquerella d’inchiostro. Poi ti voglio insegnare, se vuoi mettere le diademe e campo d’oro brunito come in tavola, che comunemente in ogni tela o zendado si mette a mordente, cioè di quella semenza di lino; ma perchè questo modo è miracoloso infra gli altri che molti hanno fatti, però te ne avviso; e puossi il panno avvolgere e piegare senza offendere a l’oro e a’ colori. Togli prima del detto gesso sottile con un poco di bolio, e con un poca di chiara d’uovo e di colla tempera il detto gesso, e danne una volta in quello luogo dove vuoi l’oro mettere. Quando è secco, radilo un pochettino; poi abbi bolio macinato e temperato come quel proprio che metti in tavola, e per quel modo ne da’ cinque o sei volte: lassalo stare alcun dì. Metti il tuo oro propriamente come fai in tavola, e bruniscilo, tenendo di sotto alla detta tela una asse bene pulita e soda, avendo uno cuscino tra la tela e l’asse; e per questo modo granisce e stampa le dette diademe, e saranno proprie come in tavola.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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