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      CAPITOLO CLXX.
      Come dèi lavorar cofani o vero forzieri, e il modo di adornarli e colorirli.
      Volendo lavorare cofani o vero forzieri, se li vuoi far realmente, ingessali e tieni tutti que’ modi che tieni a lavorare in tavola, di mettere d’oro, di colorire, e di granare, d’adornare, e di vernicare, senza distendermi a dirti di punto in punto.
      Se vuoi lavorare altri cofani di men pregio, incollali in prima, e impanna le sfenditure, e così fa’ ancora quelli di sopra: ma questi tu puoi ingessare prima a stecca e a pennello, pur con la cendere bene tamigiata, con colla usata. Quando è ingessato e secco, puliscilo; e, se vuoi, ingessalo di gesso sottile.
      Se vuoi poi adornare di certe figure di stagno o altre divise, tieni questo modo, cioè: abbi una pietra tenera, piana e macigna, e in su questa pietra intaglia di ciascun lavoío che vuoi, o tu te la fa’ intagliare; e ogni poco cavo basta. Qui fa’ intagliare figure, animali, divise, fiori, stelle, rose, e d’ogni maniera che nello intelletto tuo desideri. Poi abbi dello stagno battuto, o vuoi giallo o vuoi bianco, in più doppi, e mettilo sopra la ’mpronta che vuo’ fare. Poi abbi a modo d’uno stoppacciolo di stoppa bagnata bene, e poi premuta, e mettila sopra questo stagno; e abbi da l’altra mano uno magliuolo non troppo grieve di saligaro, e batti sopra questa stoppa, rimenandola e rivolgendola coll’altra mano; e quando l’hai bene battuta che vedi dimostrare perfettamente ogni intaglio, togli gesso grosso macinato con colla sodetta, e con istecca ne da’ sopra questo stagno battuto.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275