E moderatamente ne trai fuori lo ’gnudo: lavalo diligentemente con acqua chiara; chè sarà diventata la carne sua colorita come rosa. E a quel modo ancora, quando impronti la faccia, la predetta forma o vero impronta tu la puoi buttare di ciò che metallo tu vuoi; ma io ti consiglio di cera. La ragione: fa’ pure ragione che rompa la pasta senza lesione della figura, perchè tu puoi levare, aggiugnere, e rimendare dove la figura mancasse. Appresso di questo puoi aggiugnervi la testa; e buttare ogni cosa insieme, e tutta la persona: e per lo simile di membro in membro spezzatamente puoi improntare; cioè un braccio, una mano, un piè, una gamba, un uccello, una bestia, e d’ogni condizione animale, pesci, e altri animali simili. Ma vogliono essere morti, perchè non avriano il senno naturale, nè la fermezza di star fermi e saldi.
CAPITOLO CLXXXVI.
Come si può improntare la propria persona, e poi gettarla di metallo.
A questo medesimo ancora ti puoi improntare la persona in questo modo. Fa’ fare una quantità o vuoi di pasta, o vuoi di cera: ben rimenata e netta, intrisa sì come fusse unguento, ben morbida; e sia distesa in su una tavola ben larga, si come è una tavola da mangiare.
Falla mettere in terra. Favvi distendere su questa pasta o ver cera, di altezza di mezzo braccio. Gittavi su, in quello atto che vuoi, o il dinanzi o il dirietro, o per lato. E se la detta pasta o ver cera ti riceve bene, fattene trarre fuora nettamente, tirandoti fuori per lo diritto, che non sia menato nè qua nè là. Lascia poi seccare la detta impronta.
| |
Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze 1859
pagine 275 |
|
|
|