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      Il cavaliere errante senza innamoramento è come arbore spoglio di fronde e privo di frutta; è come corpo senz'anima, andava dicendo egli a sé stesso. - Se per castigo de' miei peccati, o per mia buona ventura m'avvengo in qualche gigante, come d'ordinario intraviene ai cavalieri erranti, ed io lo fo balzare a primo scontro fuori di sella, o lo taglio per mezzo, o vinto lo costringo ad arrendersi, non sarà egli bene d'avere a cui farne un presente? laonde poi egli entri, e ginocchioni dinanzi alla mia dolce signora così s'esprima colla voce supplichevole dell'uomo domato: - Io, signora, sono il gigante Caraculiambro, dominatore dell'isola Malindrania, vinto in singolar tenzone dal non mai abbastanza celebrato cavaliere don Chisciotte della Mancia, da cui ebbi comando di presentarmi dinanzi alla signoria vostra, affinché la grandezza vostra disponga di me a suo talento. Oh! come si rallegrò il nostro buon cavaliere all'essersi così espresso! ma oh quanto più si compiacque poi nell'avere trovato a chi dovesse concedere il nome di sua dama! - Soggiornava in un paese, per quanto credesi, vicino al suo, una giovanotta contadina di bell'aspetto, della quale egli era stato già amante senza ch'ella il sapesse, né se ne fosse avvista giammai, e chiamavasi Aldolza Lorenzo; e questa gli parve opportuno chiamar signora de' suoi pensieri. Dappoi cercando un nome che non discordasse gran fatto dal suo, e che potesse in certo modo indicarla principessa e signora, la chiamò Dulcinea del Toboso perché del Toboso appunto era nativa.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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