Talora prorompeva come se fosse stato innamorato da vero:
Ah principessa Dulcinea, signora di questo prigioniero mio cuore, gran torto mi avete fatto col darmi commiato comandandomi altresì ch'io non osi mai più comparire al cospetto della vostra singolare bellezza. Vi scongiuro, signora mia, di rammentarvi di questo cuore che v'è schiavo, e che tanto soffre per amor vostro!" Andava egli a questi infilzando altri spropositi, alla maniera di quelli che aveva appresi dai suoi libri imitandone a tutta sua possa il linguaggio; e intanto procedeva sì lento, e il sole, alzandosi, mandava un ardor sì cocente, che avrebbe potuto diseccargli il cervello, se pur gliene fosse rimasto alcun poco.
A questo modo viaggiò tutto quel giorno senza che gli avvenisse cosa degna d'essere ricordata; del che disperavasi, bramando avidamente che gli si offerisse occasione da cimentare il valor del suo braccio. Alcuni autori affermano che la prima sua avventura fu quella del Porto Lapice: altri dicono quella dei mulini da vento: quello però che ho potuto riconoscere, e che trovai scritto negli annali della Mancia si è ch'egli andò errando per tutto l'intiero giorno, e che all'avvicinarsi della notte sì egli come il suo ronzino, si trovarono spossati e morti di fame. Che girando l'occhio per ogni parte per vedere se gli venisse scoperto qualche castello o abituro pastorale ove ricovrarsi e trovar di che rimediare a' suoi molti bisogni, vide non lungi dal cammino pel quale andava, un'osteria, che gli fu come vedere una stella che lo guidasse alla soglia, se non alla reggia della felicità. Affrettò il passo, e vi giunse appunto sul tramontare del giorno.
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Dulcinea Andava Porto Lapice Mancia
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