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      Fu argomento di grandi risate il vederlo mangiare; poiché avendo tuttavia la celata e alzata la visiera, nulla potea mettersi in bocca colle proprie mani se da altri non gli era pôrto, e perciò una di quelle sue dame si mise ad eseguire quell'ufficio. Ma in quanto al dargli da bevere, non fu possibile, né avrebbe bevuto mai se l'oste non avesse bucata una canna, e postagliene in bocca una dell'estremità, non gli avesse per l'altra versato il vino; e tutto questo egli comportò pazientemente, purché non gli avessero a rompere i legacci della celata. In questo mezzo giunse per sorte all'osteria un porcaio, il quale al suo arrivare suonò un zuffoletto di canna quattro o cinque volte. Allora don Chisciotte finì di persuadersi che trovavasi in qualche famoso castello, ove era servito con musica; che i pezzi di merluzzo eran trote; che il pane era bianchissimo; dame quelle femmine di partito; l'oste governatore del castello: e quindi chiamava ben avventurosa la sua risoluzione e il suo viaggio. Ciò per altro che molto lo amareggiava si era di non vedersi ancora armato cavaliere, sembrandogli di non potersi esporre giuridicamente ad alcuna avventura senza avere da prima con buona forma ricevuto l'ordine della cavalleria.
     
      CAPITOLO III
     
      DEL GENTIL MODO CON CUI DON CHISCIOTTE FU ARMATO CAVALIERE.
     
      Travagliato da questo pensiero accelerò il fine della scarsa cena che quella taverna gli aveva somministrata; poi chiamato a sé l'oste, si chiuse con lui nella stalla, ed ivi buttandosegli ginocchioni dinanzi, gli disse: "Non mi leverò mai di qua, o valoroso cavaliere, se prima io non ottenga dalla vostra cortesia un dono che mi fo ardito a chiedervi, il quale ridonderà a gloria vostra ed a vantaggio del genere umano.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Chisciotte