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      E tanto lo accese il fervore con cui pronunziò queste parole, che non l'avriano fatto retrocedere tutti i vetturali del mondo. I compagni dei feriti, vedendoli pesti a quel modo, cominciarono da lontano a mandare sopra don Chisciotte una pioggia di pietre, ed egli andavasi parando alla meglio colla targa, e non osava scostarsi dalla pila per non abbandonare le arme. L'oste gridava forte che nol maltrattassero, avendo già fatto saper loro ch'era un pazzo, e che un pazzo la passerebbe netta quand'anche li ammazzasse tutti. Don Chisciotte dal canto suo con più alta voce li chiamava tutti codardi, e traditori aggiungendo che il signor del castello era un vile e malnato cavaliere, dacché tollerava che si trattassero a quel modo i cavalieri erranti: e buon per lui ch'egli non era per anche armato cavaliere, altrimenti gli avrebbe fatto pagar il fio del suo tradimento.
      Di voi poi, ribalda e bassa canaglia, non fo verun conto: scagliate, accostatevi, oltraggiatemi quanto potete, che ben avrete il guiderdone che si conviene alla vostra stolida audacia." Proferì queste parole d'un modo sì risoluto e sì franco che mise uno spavento terribile negli assalitori: i quali tra per questo, e per le persuasioni dell'oste, cessarono dal colpirlo, e si ristette pur egli dal tentar di ferire, tornando alla veglia dell'arme sue con la stessa tranquillità e col sussiego di prima.
      Non parvero punto piacevoli all'oste le burle di questo suo ospite, e quindi si decise di finirla di quel suo malaugurato desiderio di essere armato cavaliere, prima che non avvenisse di peggio.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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