Pagina (43/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dava allora di piglio ad un gran boccale d'acqua fresca, e se la beveva sin all'ultima goccia, con che risanava e rimettevasi in tranquillità; affermando che quell'acqua era una bevanda preziosissima, dono del savio Eschifo, celebre incantatore e amico suo. Ah! debbo accusare me stessa di tanto male; ché se avessi informate le signorie vostre delle follie del mio signor zio, ci avrebbero posto rimedio prima che fosse giunto a questo termine; e quei suoi scomunicati libri li avrebbero dati alle fiamme: ché molti ne ha certamente degni di essere abbruciati come i libri degli eresiarchi." - "Sono anch'io dello stesso avviso, soggiunse il curato, e vi giuro in fede mia, che non passerà dimani senza averne fatto un auto-da-fé, dannandogli tutti al fuoco, affinché non diano occasione a qualche altro di fare ciò che il mio povero amico debbe aver fatto."
      Don Chisciotte ed il contadino udiron siffatti discorsi; laonde quest'ultimo convinto intieramente della malattia del suo vicino, si diede a gridare: "Facciano largo le signorie al signor Baldovino, e al signor marchese di Mantova che arriva ferito pericolosamente; facciano largo al signor moro Aben-Darraez che trae seco prigione il prode Rodrigo di Narvaez castellano di Antechera." A queste parole uscirono tutti e conobbero gli uni l'amico, le altre il padrone e lo zio, che non aveva per anche potuto smontare dall'asino, tanto era malconcio. Corsero ad abbracciarlo, ma incontanente egli disse: "Fermatevi tutti, ch'io vengo malamente ferito per colpa del mio cavallo; mettetemi nel mio letto, e chiamate, se è possibile, la savia medichessa Urganda, affinché vegga che sorta di ferite son queste mie.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Eschifo Chisciotte Baldovino Mantova Aben-Darraez Rodrigo Narvaez Antechera Urganda