- Non esistono, disse il curato, libri di verso eroico scritti in lingua castigliana più pregiati di questi, e possono stare in competenza coi più illustri d'Italia: si custodiscano come le più preziose gioie poetiche, che vanti la Spagna.
Si stancò il curato di vedere altri libri, e senza far nuovi esami ordinò che tutti in un fascio fossero abbruciati; ma il barbiere uno ne teneva aperto ch'era intitolato: Le lagrime d'Angelica.
Il curato vedendolo disse: "Lo avrei pianto se fosse stato per mio ordine dato alle fiamme, poiché il suo autore fu uno dei più celebri poeti del mondo, non tanto nelle opere sue originali spagnuole, quanto nelle eccellenti sue traduzioni di alcune favole di Ovidio."
CAPITOLO VII
DEL SECONDO VIAGGIO DEL NOSTRO BUON CAVALIERE DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA.
Olà, cominciò intanto a gridare don Chisciotte; olà valorosi cavalieri; qui fa d'uopo mettere a prova la forza del vostro braccio, che gli uomini di corte se ne portano l'onore del torneo.
Per accorrere a quello schiamazzo fu interrotto lo squittinio dei libri che restavano ancora da esaminare, e tiensi per certo che andassero al fuoco senza esser veduti né intesi la Carolea e il Leone di Spagna con le Geste dell'Imperadore, composti da don Luigi de Avila, che doveano trovarsi indubitatamente fra quelli che restavano, e forse che sottraevansi a sì rigorosa sentenza se il curato li avesse veduti.
Quando si recarono da don Chisciotte lo trovarono già fuori del letto che prorompeva nelle solite sue strida e pazzie, menando manrovesci da ogni parte, e tenendo sì spalancati gli occhi come se non avesse mai dormito.
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