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      biate a penar per sapere il nome del vostro liberatore siavi noto ch'io mi chiamo don Chisciotte della Mancia, cavaliere errante, venturiero e prigioniero della vezzosa senza pari Dulcinea del Toboso. In guiderdone del benefizio che avete ricevuto da me altro da voi non chieggo, se non che n'andiate al Toboso, e presentandovi per parte mia dinanzi a questa signora, le diate contezza di quanto ho operato per ridonarvi la libertà." Uno scudiero tra quelli che seguitavano il cocchio, e che era biscaino, stava ascoltando tutto ciò che diceva don Chisciotte, e vedendo ch'egli non permetteva alla carrozza di proseguire pel suo cammino, ma l'obbligava a dar volta verso il Toboso, afferratagli la lancia, si fece a dirgli in cattivo castigliano e peggior biscaino: "Va, cavaliere, col tuo malanno: ti giuro per chi m'ha messo al mondo che se tu non lasci andar questo cocchio ti ammazzo da biscaino che sono." Comprese benissimo don Chisciotte quant'egli avea detto, e con molta gravità gli rispose: "Se tu fossi cavaliere, che nol sei, vilissima creatura, il tuo temerario ardimento avrebbe a quest'ora trovato il meritato castigo." Al che replicò il biscaino: "Io non sono cavaliere? Giuro a Dio che tu menti come cristiano. Se porti lancia e cingi spade vedrai quanto presto il gatto te la graffierà via! biscaino in terra idalgo in mare, idalgo pel diavolo! e mente chi porta altra opinione. - Or la vedremo, rispose don Chisciotte; e gittando la lancia in terra sfoderò la spada, imbracciò la rotella ed assalì il Biscaino con animo determinato a privarlo di vita.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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