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      Questo pensiero mi scaldava la fantasia, e facevami sempre più desideroso di saper con ogni leal verità la intiera vita e i prodigi del nostro famoso spagnuolo don Chisciotte della Mancia, luce e specchio della mancega cavalleria, ed il primo che nell'età nostra e in tempi sì disgraziati si applicasse all'esercizio ed al travaglio dell'arme cavalleresche, a disfar torti, a soccorrere vedove, a difender fanciulle, di quelle s'intende, che armate dello scudiscio sui loro palafreni andavano di monte in monte e di valle in valle con tutta la loro verginità; e se non era qualche malvagio cavaliere o villano armato o smisurato gigante che le oltraggiasse, benché nel corso di ottant'anni alcune non dormissero mai una volta al coperto, pur sembrerebbero morte intatte come la madre che le aveva partorite. Dico dunque e per questo e per molti altri rispetti, che il nostro don Chisciotte è degno di memorabili ed eterne lodi; le quali a me pure sono dovute per averne con tanta cura ricercata la dilettevole vita. Ringraziato sia il cielo e la buona fortuna, senza il cui favore al mondo sarebbe mancato lo squisito diletto che potrà gustare per quasi due ore chiunque voglia leggere con qualche attenzione. Or ecco in qual maniera mi riuscì di scoprirla.
      Trovandomi un giorno nella strada di Alcanà in Toledo, capitò un giovanotto a vendere scartafacci vecchi ad un mercante di seta ed io che ho per costume di leggere ogni pezzo di carta, anche di quelle che ritrovo per via, tratto da questo mio istinto presi uno degli scartafacci che il ragazzo vendeva, e vidi che era scritto in caratteri che riconobbi essere arabici.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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