- Contuttociò devi sederti, disse don Chisciotte, perché chi si umilia vien da Dio Signore esaltato: e presolo per un braccio l'obbligò a stargli a lato per forza.
Non giungeano i caprai ad intendere quel gergo di scudieri e di cavalieri erranti: però mangiavano e tacevano tenendo gli occhi sui loro convitati, i quali con molta disinvoltura ingozzavano bocconi grossi come un pugno. Dopo mangiata la capra si pose in tavola una gran quantità di ghiande abbrustolite, e con esse una mezza forma di cacio più duro di un pezzo di smalto. Non istava frattanto oziosa la scodella di corno, ma andava attorno or vuota, or piena, come la secchia che girando sulla rotella trae l'acqua dal pozzo, di modo che ben presto fu vuotato uno dei fiaschi che erano in mostra. Dopo che don Chisciotte ebbe il ventre bene pasciuto, prese una manata di ghiande, e guardandola attentamente, così si fece a dire: "Età fortunate, secoli avventurosi quelli che furono chiamati dagli antichi secoli d'oro! e non già perché quell'oro, tanto stimato da questa nostra età di ferro, si conquistasse allora con minor fatica, ma perché da quelli che viveano allora ignoravansi le due parole Tuo e Mio. Comuni a tutti eran le cose in quell'età innocentissima; nessuno avea d'uopo per alimentarsi se non se di alzare la mano e di cogliere dalle robuste quercie quel frutto saporoso e maturo che loro offrivano liberalmente. Le limpide fonti e gli scorrevoli ruscelli, dolci ed abbondanti acque somministravano. Nelle fessure delle rupi e nel vôto degli alberi stabilivano la repubblica loro le diligenti ingegnose api, offrendo senza premio veruno a qualunque rustica o gentil mano il frutto del dolcissimo loro lavoro.
| |
Chisciotte Dio Signore Chisciotte Tuo Mio
|