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      Tu m'adori, Olalla, ed io mel so, benché tu non me l'abbia detto, nemmanco cogli occhi, mute lingue degli amori.
      Dacché scorsi che tu m'hai letto nel cuore, io confido che mi ami; però che amor conosciuto non fu mai infelice.
      Vero è bene che tu spesse volte mi desti indizio d'avere alma di bronzo e cuor di macigno nel bianco seno;
      Ma in mezzo alle ripulse ed agli onesti rimprocci, tal fiata anche la speranza mi ha pur mostrato il lembo della sua veste.
      E quindi a te costante si volge la mia fede, la quale né per austero contegno vien meno, né per gentilezza piglia baldanza.
      Ma se amore è cortesia, da quella che tu mi mostri io argomento quale debba essere il fine delle mie speranze.
      E se mai servitù può render benevolo un cuore, quella ch'io ti presto avvalora la mia fiducia.
      Tu certo vedendomi ti sarai accorta ch'io nei dì del lavoro spesse volte m'indosso l'abito della festa.
      Perocché sapendo che Amore e Gala vanno per uno stesso cammino, io ho voluto sempre apparirti pomposamente vestito.
      Taccio le danze fatte per te, e le canzoni che tu mi sentisti cantar la mattina quando cantano i galli.
      Taccio con quante lodi io celebrai la tua bellezza; le quali comunque veraci m'attiraron lo sdegno di alcune altre fanciulle.
      E la Teresa del Berocal un giorno mentr'io ti lodava mi disse: Tal pensa adorare un angelo e adora invece una scimmia;
      Illuso dai molti gioielli, dalle chiome posticce e da mentite bellezze che ingannano lo stesso Amore.
      Io la chiamai mentitrice; ed ella se ne adontò. Suo cugino levossi a difenderla, e già sai quello che l'uno e l'altro facemmo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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