- Non mi manchi il vostro compatimento, e quest'è quello che desidero.
Sappiate dunque, che sebbene il buon zio facesse alla nipote l'offerta dei molti che la chiedevano in sposa e le facesse conoscere le buone qualità di ciascuno indistintamente, pregandola di eleggere quello che più le piacesse, null'altro rispondea la giovane se non che per allora non aveva intenzione di maritarsi; e che conoscendosi ancora giovane assai, non si tenea ancor tanto da poter sostenere i gravi pesi del matrimonio. Credendo a queste scuse, che in apparenza sembravano giuste, lasciava lo zio d'importunarla, sperando che coll'avanzare in età ella saprebbe poi scegliersi uno sposo di pieno suo gradimento. Diceva egli (a buon diritto il dicea) che i giovani non devono essere costretti dai genitori ad accasarsi contro lor grado. Ma intanto ecco all'improvviso, e quando meno altri l'avrebbe pensato, la schizzinosa Marcella divenuta solitaria pastorella, e, senza farne motto alcuno al tutore né a verun altro, per non esser disapprovata, darsi a vivere nella campagna con altre giovinette di questo paese, ed accignersi a guardare da sé stessa il suo bestiame. Quando ella si fece vedere da tutti, ed apparve pubblicamente la sua bellezza, non vi saprei dire quanti giovani cittadini e villani, preso il vestito di Grisostomo, le andassero dietro, e le dicessero amorose parole per queste campagne. Uno di costoro, come già vi ho detto, fu il nostro defunto, il quale, non che amarla, potea dirsi che l'adorasse.
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Marcella Grisostomo
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