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      - Non può essere altrimenti, rispose don Chisciotte: e quel che diversamente operasse, sarebbe in mala ventura; mentre è pratica e costumanza dell'errante cavalleria che il cavaliere nel cimentarsi a qualche gran fatto d'arme debba tenersi presente la sua signora, a lei dolcemente e con amorosa intenzione rivolgere gli occhi, e a lei chiedere soccorso e favore nel dubbioso evento che va ad incontrare; e quand'anche non v'abbia chi lo ascolti, è almeno obbligato a proferire alcune parole fra i denti con le quali di tutto cuore se le raccomandi, di che abbiamo nelle storie innumerevoli esempi. Né perciò s'ha da intendere che debbano tralasciare di raccomandarsi a Dio, che resta loro tempo ed agio di farlo nel corso della ventura. - Ad onta di tutto questo, replicò il passaggero, mi resta uno scrupolo, ed è che sovente ho letto come vengano a parole fra loro due erranti cavalieri, e che d'una in un'altra si accendono, sbuffano, voltano i cavalli, pigliano il campo, e prima di venire a scontrarsi, alla metà della corsa
      si raccomandano alle loro signore; ciò che poi suole accadere in simili incontri si è che uno cade rovescione dal suo cavallo, passato fuor fuora dalla lancia nemica, e l'altro, se non s'attiene alla chioma, stramazza egli pure sul fatto. Ora, domando io, come poté quello ch'è morto trovar tempo da raccomandarsi a Dio in uno scontro tanto precipitoso? Sarebbe stato assai meglio che le parole indirizzate nella sua carriera alla signora, le avesse rivolte a chi è tenuto di volgerle ogni buon cristiano; tanto più ch'io mi penso che non tutti i cavalieri erranti abbiano signore alle quali raccomandarsi; perché non tutti saranno innamorati.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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