Pervenne ieri notte a nostra notizia la morte di Grisostomo, e che qui dovevasi sotterrarlo, e ciò mosse la nostra curiosità, e la compassione ci ha fatto torcere dal proposto sentiero per condurci a vedere co' nostri proprî occhi quanto, pur raccontato, ci era stato cagione di tanto cordoglio. In guiderdone pertanto di questa nostra afflizione, e del desiderio che avemmo di porgere rimedio a questa sciagura; vi preghiamo, o prudente Ambrogio, od almeno io ve ne supplico per parte mia che non si mandino alle fiamme queste carte, e se non altro, lasciate che una sola io ne conservi." E senza attendere la risposta; allungò la mano, e prese alcuni di que' fogli che gli erano più da vicino.
Vedendo ciò Ambrogio, gli disse; "Consentirò per sola urbanità di lasciarvi, o signore, que' fogli che avete presi; ma ch'io tralasci di dare al fuoco gli altri che restano, me ne consigliate inutilmente." Vivaldo che bramava di vedere il loro contenuto, ne aperse uno sul fatto, e ne lesse il titolo: Lamento di un disperato. Lo udì Ambrogio e disse: Quest'è l'ultimo scritto di quell'infelice; e perché sia conosciuto, signore, a qual segno erano giunte le sue disgrazie leggetelo ad alta voce, che ne avrete il tempo, mentre che noi attendiamo a scavare la sepoltura.
- Così farò ben volentieri, disse Vivaldo; e siccome gli astanti tutti avevano un ugual desiderio, se gli fecero attorno, ed egli a chiara voce lesse lo scritto che diceva così:
CAPITOLO XIV
DOVE SI RECITA LA DISPERATA CANZONE DELL' INFELICE PASTORE,
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Grisostomo Ambrogio Ambrogio Vivaldo Lamento Ambrogio Vivaldo
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